Leone Ginzburg
Luogo e data di nascita: Odessa, 4 aprile 1909
Luogo e data di morte: Roma, nella notte dal 4 al 5 febbraio 1944
Professione: letterato
Nato a Odessa il 4 aprile 1909, Leone era il terzogenito di Fëdor Nikolaevič Ginzburg, un benestante uomo d'affari ebreo, e di Vera Griliches (1873-1963). Prima di lui erano nati Marussia (1896-1994) e Nikolaj (1899-1985). La famiglia conosceva bene l'Italia, in particolare Viareggio, dove trascorreva quasi tutte le estati. Inoltre un'amica italiana della madre, Maria Segré, viveva in casa Ginzburg dal 1902 e faceva da istitutrice ai figli, insegnando loro il francese e l'italiano. È appunto sul litorale toscano che lo scoppio della Grande Guerra sorprende i Ginzburg, ad eccezione del padre, rimasto in patria per lavoro. Vera Ginzburg decide di tornare subito in Russia con i due figli maggiori e, dati i pericoli del viaggio, di lasciare Leone in Italia, affidandolo alle cure di Maria Segré. Il bambino trascorre i primi due inverni di guerra a Roma, poi, nel 1916, torna a Viareggio, dove frequenta le elementari nonché la prima ginnasio.
Alla fine del 1919, fuggendo la guerra civile, i Ginzburg partono per l'Italia e si stabiliscono a Torino. Leone prosegue gli studi in uno dei ginnasi della città, il Gioberti. Ma due anni dopo l'attività commerciale del padre rende necessario il trasferimento della famiglia a Berlino, dove Fëdor Ginzburg aveva fondato una società di importazioni-esportazioni, l'Ost-Union, che si occupava di scambi commerciali fra la Russia e l'estero. Leone è iscritto in una scuola secondaria russa della capitale tedesca, breve parentesi in un cursus scolastico interamente italiano.
Nel 1923 tutta la famiglia torna a Torino, tranne il padre rimasto a Berlino per i suoi affari. L'anno successivo Leone è iscritto al prestigioso ginnasio-liceo Massimo D'Azeglio, dove insegnava allora una pleiade di insigni professori quali Umberto Cosmo, Zino Zini e Augusto Monti, tutti e tre ostili al fascismo. Fra i suoi compagni, anche se non tutti nella stessa classe, ci sono Norberto Bobbio, Massimo Mila, Cesare Pavese, Giulio Einaudi, Sion Segré, Vittorio Foa. Negli anni Trenta e Quaranta molti fra di loro si impegnano nella lotta contro il fascismo.
Monti diffonde presso i suoi allievi il pensiero e l'esempio di Piero Gobetti ed è probabilmente grazie a lui che Leone collabora agli ultimi numeri del «Baretti», l'ultima rivista gobettiana, pubblicandovi, nel 1927, il suo primo saggio critico, su Anna Karenina («Il Baretti», IV, 11-12, novembre-dicembre 1927, pp. 60-61). Lo stesso anno esce la sua traduzione di Taras Bul'ba presso Slavia, la casa editrice torinese fondata nel 1926 da Alfredo Polledro. Da quel momento Ginzburg moltiplica traduzioni dal russo e saggi critici, prevalentemente su questioni di letteratura russa.
Sempre nel 1927, «per una specie di gesto polemico contro il letterato puro, in parte anche per non contrastare i desideri paterni» (Norberto Bobbio), si iscrive alla Facoltà di legge dell'Ateneo torinese. Ma nel 1928 cambia orientamento e frequenta il secondo anno di Lettere. Continua a scrivere sul «Baretti», pubblica, sempre da Slavia, la sua traduzione di Anna Karenina e inizia nel 1929 la sua collaborazione alla nuova serie della «Cultura». Benché profondamente ostile al fascismo sin dall'adolescenza, non si occupava allora attivamente di politica. Atteggiamento prudente probabilmente dettato dalla sua condizione di apolide, che rendeva precaria la sua permanenza nella Penisola fino al 1931, quando, compiuta la maggiore età, ottiene la cittadinanza italiana.
Laureatosi il 21 dicembre 1931 con una tesi su Maupassant (relatore il francesista e comparatista Ferdinando Neri), vince una borsa di studio e si reca a Parigi per completare le sue ricerche maupassantiane (aprile-maggio 1932). Vi incontra alcune figure del mondo letterario e accademico francese quali Paul Valéry, Léon Hennique, Paul Hazard o ancora l'abate Bremond. Tuttavia queste settimane parigine non sono dedicate soltanto agli studi. Segnano anche il principio dell'impegno politico di Ginzburg, che avvia contatti con esponenti di Giustizia e Libertà e decide di aderire al movimento. Tornato in Italia, prende la testa del gruppo giellista torinese e comincia a mandare i suoi primi articoli, tutti firmati M. S., ai «Quaderni di Giustizia e Libertà».
Contemporaneamente continua a svolgere un'intensa attività culturale: oltre ai numerosi articoli che pubblica sulla «Cultura» e su altre riviste, consegue la libera docenza in lingua e letteratura russa nel dicembre 1932 e inizia un corso su Puškin all'Università di Torino nel febbraio 1933. Le lezioni dell'anno successivo dovevano essere dedicate ai rapporti fra Herzen e gli uomini del Risorgimento. Sennonché nel gennaio 1934 l'obbligo di prestare giuramento di fedeltà al regime fascista viene esteso anche ai liberi docenti: avendo rifiutato di giurare, Ginzburg deve abbandonare subito il suo insegnamento e viene perfino privato del titolo di libero docente.
Due mesi più tardi, il 13 marzo 1934, Ginzburg ed altri esponenti piemontesi di Giustizia e Libertà sono imprigionati alle Carceri Nuove di Torino in seguito all'arresto al confine svizzero-italiano, un paio di giorni prima, di due giellisti che tentavano di introdurre clandestinamente in Italia pubblicazioni antifasciste. Il 30 marzo la stampa rende il caso pubblico e scatena una violenta campagna antisemita, insistendo sull'origine ebrea della maggior parte degli imputati. Ciononostante tutti i fermati sono prosciolti, eccetto Ginzburg e un suo compagno, Sion Segre Amar. Il 6 novembre 1934, il giovane slavista è condannato a quattro anni di carcere, con un condono poi per due anni in occasione della nascita di Maria Pia di Savoia, primogenita del Duca d'Aosta. Internato a Regina Coeli durante il processo, è trasferito in dicembre nel penitenziario di Civitavecchia, dove rimane fino alla sua scarcerazione, il 13 marzo 1936.
Tornato a Torino, non può più collaborare a giornali o riviste, data la sua condizione di vigilato speciale. Per fortuna è assunto dalla giovane casa editrice Einaudi, alla cui nascita aveva partecipato un poco prima dell'arresto, e si dedica soprattutto al lavoro editoriale. Il 12 febbraio 1938 sposa Natalia Levi (la futura scrittrice Natalia Ginzburg), dalla quale avrà tre figli (Carlo, 1939; Andrea, 1940; e Alessandra, 1943).
Nel 1938 Ginzburg perde la cittadinanza italiana in seguito alle leggi razziali. Subito dopo la dichiarazione di guerra alla Francia e all'Inghilterra (10 giugno 1940), la sua triplice condizione di ebreo, apolide e antifascista gli vale di essere confinato a Pizzoli, una località dell'Abruzzo (provincia dell'Aquila), in qualità di «internato civile di guerra». Vi rimane con la moglie e i figli fino al 25 luglio 1943. Tuttavia non smette di lavorare per l'Einaudi, per la quale esegue alcune traduzioni dal russo, scrive prefazioni e rivede versioni di altri traduttori. Date le circostanze, tutti questi testi sono pubblicati anonimi.
Torna all'azione politica dopo la caduta di Mussolini. Tra il 25 luglio e l'8 settembre 1943 incontra esponenti del Partito d'Azione in varie città del paese. Dopo l'armistizio si stabilisce con la famiglia a Roma, dove dirige la sede che l'Einaudi aveva aperto nella capitale dal 1941 e si occupa con Carlo Muscetta, Francesco Fancello e Manlio Rossi Doria della redazione di «Italia Libera», l'organo romano del Partito d'Azione, nel quale pubblica brevi articoli sulla situazione italiana e internazionale. Vive in questi anni sotto il nome di Leonida Granturco, ma la mattina del 20 novembre 1943 è arrestato con il corpo redazionale al completo di «Italia Libera» nella tipografia del giornale, in via Basento 55, e di nuovo internato a Regina Coeli. Scoperta la sua vera identità, viene consegnato dalla polizia fascista ai tedeschi (9 dicembre), che a più riprese lo interrogano e lo torturano. Muore nell'infermeria del carcere nella notte dal 4 al 5 febbraio 1944.
Pubblicazioni
Traduzioni
Nikolaj Gogol', Mìrgorod. Proprietari di vecchio stampo; Il Vij; Come Ivàn Ivànovič leticò con Ivàn Nikìforovič, versione integrale e conforme al testo russo con note di Alfredo Polledro. – Taràs Bùlba, versione integrale e conforme al testo russo con note di Leone Ginzburg, Torino, Slavia, 1927 (Il genio russo, 7; serie IV, 1).
Lev Tolstoj, Anna Karènina, prima traduzione integrale e fedele dal russo con note di Leone Ginzburg, Torino, Slavia, 1929 (Il genio russo, 26-29; serie II, 11-14).
Aleksandr Puškin, La donna di picche [contiene: Novelle del defunto Ivàn Petròvič Bjèlkin; La donna di picche; Dubròvskij], traduzione integrale dal russo con prefazione e note di Leone Ginzburg, Slavia, Torino, 1932 (Il genio slavo, 22; serie russa classica, 12).
Ivan Turgenev, Nido di nobili, a cura di Leone Ginzburg, Torino, Utet, 1932 (I grandi scrittori stranieri, 21).
Lev Tolstoj, La sonata a Kreutzer, [versione anonima, ma di Leone Ginzburg], Torino, Einaudi, 1942 (Universale, 8).
Karl Brandi, Carlo V, introduzione di Federico Chabod, Torino, Einaudi, 1961.
Ginzburg ha anche revisionato, per conto della Treves, la Storia della rivoluzione russa di Lev Trockij (apparsa senza indicazione di traduttore in due volumi: La rivoluzione di febbraio e La rivoluzione di ottobre, rispettativamente nel 1936 e nel 1938).
I curatori della raccolta degli Scritti ginzburghiani (cfr. infra) attribuiscono a Leone Ginzburg la traduzione di Alexandr Puškin, La figlia del capitano (Torino, Einaudi, 1942) e di Montesquieu, Riflessioni e pensieri inediti (1716-1755) (Torino, Einaudi, 1943). In realtà sembra che gli autori di queste versioni siano rispettivamente Alfredo Polledro e Natalia Ginzburg.
Saggi
Leone Ginzburg, Scritti, a cura di Carlo Ginzburg e Domenico Zucàro, con un'Introduzione di Norberto Bobbio, Torino, Einaudi, 1964 (ristampato nel 2000 con una prefazione di Luisa Mangoni).
Due saggi di letteratura russa assenti dal volume einaudiano sono stati ripubblicati in Laurent Béghin, Leone Ginzburg russista, «Studi piemontesi», XXIX, 1, marzo 2000, pp. 42-45. Inoltre l'"Avvertenza" che Ginzburg scrive per G. M. Trevelyan, La Rivoluzione inglese del 1688-1689 (traduzione di Cesare Pavese, Torino, Einaudi, 1945 [2a ed. 1a ed.: 1941], pp. IX-XI) non è stata ripubblicata da nessuna parte.
Lettere
Lettere a Benedetto Croce, 1930-1943, a cura di Benedetto Citarella, «Il ponte», 1977, 10, pp. 1153-1183.
Due lettere inedite di Leone Ginzburg a Marisa Zini, a cura di Giancarlo Bergami, «'l Caval 'd brons», Torino, LVII, 11, novembre 1979, p. 3.
Leone Ginzburg, dal confino di Pizzoli. Lettere inedite all'Archivio Centrale dello Stato, a cura di Laurent Béghin, «Nuova antologia», fasc. 2205, gennaio-marzo 1998, pp. 8-20.
Lettere di un antifascista, a cura di Maria Clara Avalle, «Nuova antologia», n° 2175, luglio-settembre 1990, pp. 179-200.
Lettera da Parigi, «Paragone», XLI, nuova serie (Letteratura), 22, agosto 1990, pp. 3-8.
Lettere dal confino 1940-1943, a cura di Luisa Mangoni, Torino, Einaudi, 2004.
Lettere a «Solaria», a cura di Guido Manacorda, Roma, Editori Riuniti, 1979 (contiene lettere degli anni Trenta di Ginzburg ad Alberto Carocci. Questi documenti sono stati ripubblicati da Luisa Mangoni in Leone Ginzburg, Lettere dal confino).
Lettere di antifascisti dal carcere e dal confino, Roma, Editori Riuniti, 1962, vol. II, pp. 106-109 (contiene una lettera di Ginzburg alla madre).
Nello Rosselli. Uno storico sotto il fascismo. Lettere e scritti vari (1924-1937), a cura di Zeffiro Ciuffoletti, Firenze, La Nuova Italia, 1979 (contiene due lettere di Ginzburg a Nello Rosselli, pp. 143-145 e 151-152).
Bibliografia
Testimonianze
Barbara Allason, Memorie di un'antifascista 1919-1940, Milano, Avanti, 1961 (1a ed. Roma-Firenze-Milano, Edizioni U, 1945).
Enrico Alpino, Leone Ginzburg, «Il ponte», 1964, 3, pp. 362-366.
Enrico Alpino, Leone Ginzburg, «Rivista di studi crociani», I, 1964, pp. 536-537.
Anomimo (ma in realtà Carlo Levi), Leone Ginzburg, «Giustizia e Libertà», I, 26, 16 novembre 1934 (ora in Carlo Levi, Scritti politici, a cura di David Bidussa, Torino, Einaudi, 2001, pp. 129-131).
Franco Antonicelli, Aquilante, «L'Opinione», 5 febbraio 1946.
Franco Antonicelli, Ricordo di Leone Ginzburg, «Paese Sera», 6 febbraio 1954.
Franco Antonicelli, Ricordo di Leone Ginzburg. «Tutto è preferibile al fascismo», «L'astrolabio», I, 1, 31 gennaio 1974, pp. 55-56.
Maria Clara Avalle (a cura di), Da Odessa a Torino. Conversazioni con Marussia Ginzburg. In appendice: Scritti giovanili inediti di Leone Ginzburg, prefazione di Norberto Bobbio, Torino, Albert Meynier, 1989.
Norberto Bobbio, Introduzione a Leone Ginzburg, Scritti, cit., pp. XI-XXX.
Alessandro Galante Garrone, Ricordo di Leone Ginzburg. Con una lettera inedita di Ginzburg a Calamandrei, «Il ponte», 4-5, 1977, pp. 430-436 (la lettera in questione è riprodotta in Leone Ginzburg, Lettere di un antifascista, cit., pp. 197-198).
Alessandro Galante Garrone, Padri e figli, Torino, Albert Meynier, 1986, pp. 103-112.
Natalia Ginzburg, Lessico famigliare, Torino, Einaudi, 1963.
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Augusto Monti, Leone Ginzburg. Lo scolaro maestro, «Il ponte», 1948, 7, pp. 668-679.
Augusto Monti, Ricordo di Leone Ginzburg, «L'astrolabio», II, 2, 25 gennaio 1964, pp. 36-38.
Carlo Muscetta, L'erranza. Memorie in forma di lettere, Valverde, Il Girasole Edizioni, 1992, pp. 68-71 e 87-92.
Sion Segre Amar, Leone, in Idem, Cento storie di amore impossibile, Milano, Garzanti, 1983, pp. 171-177.
Studi critici
Sergia Adamo, Leone Ginzburg e le traduzioni dal russo, «Il Risorgimento. Rivista di storia del Risorgimento e di storia contemporanea», LIV, 2, 2002, pp. 231-288.
Laurent Béghin, Romantisme et raison chez Ginzburg et Jankélévitch, «La revue nouvelle» (Bruxelles), CIX, 2, febbraio 1999, pp. 64-71.
Laurent Béghin, Leone Ginzburg libero docente di letteratura russa, «Quaderni di Storia dell'Università di Torino», a cura di Angelo d'Orsi, anno V, 2000, 4, pp. 289-303.
Laurent Béghin, Leone Ginzburg russista, «Studi piemontesi», XXIX, 1, marzo 2000, pp. 23-45.
Laurent Béghin, Da Gobetti a Ginzburg. Diffusione e ricezione della cultura russa bella Torino del primo dopoguerra, Bruxelles/Roma, Istituto Storico Belga di Roma, 2007.
Norberto Bobbio, Trent'anni di storia della cultura a Torino (1920-1950), introduzione di Alberto Papuzzi, Torino, Einaudi, 2002 (1a ed., Torino, Cassa di Risparmio, 1977).
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Marziano Guglielminetti, La critica letteraria di Leone Ginzburg: il metodo di Croce, di Freud e di šklovskij, in Nicola Tranfaglia (a cura di), L'itinerario di Leone Ginzburg, prefazione di Norberto Bobbio, Torino, Bollati Boringhieri, 1996, pp. 40-67.
Gianni Sofri, Ginzburg, Leone, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. LV, 2000.
Fonti archivistiche
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ACS, MI, DGPS, DGAR, A 4bis, b. 134, fasc. «Ginzburg, Leone».
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ACS, MI, Ebrei stranieri, A 16, b. 17 (Revoca della cittadinanza italiana, fasc. 69825).
ACS, MPI, DGIS, Liberi Docenti, IIIa serie 1930-1950, b. 241, fasc. «Ginzburg, Leone».
Archivio del Fondo Franco Antonicelli di Livorno, Fascicolo «Ginzburg, Leone».
Archivio storico dell'Enciclopedia italiana (Roma), B. EI, s. L, fasc.«Ginzburg, Leone» (corrispondenza Giovanni Gentile-Leone Ginzburg).
Archivio Storico dell'Università di Torino, X F 131, Lettere Verbali esami di Laurea e Registro dei laureati.
Fondo Maver (Biblioteca Nazionale Centrale, Roma, Incartamento «Ginzburg, Leone»).
Laurent Béghin
Nella foto: Cesare Pavese, Leone Ginzburg, Franco Antonicelli e Carlo Frassinelli durante una gita nelle Langhe (1932)
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