Nasce in una famiglia benestante e colta: il padre Samuil Ioachimovič (1871–1940) è ingegnere e possiede una fabbrica di apparecchiature elettriche; la madre, Sofija Jakovlevna Bodik (1872–1930) è stata allieva dell’Istituto musicale di Kiev (Kievskoe muzykal’noe učilišče). Dal 1912 al 1921 studia al Conservatorio di Kiev con i professori V.V. Puchal’skij, F.M. Blumenfel’d e S.V. Tarnovskij. Un ruolo significativo nella sua formazione ha l’incontro con il compositore Aleksandr Skrjabin e le lezioni private con il famoso maestro Genrich Nejgauz (1888–1964) che ha formato una pleiade di straordinari pianisti del Novecento. Dal 1921 al 1925 è in tournée per la Russia sovietica insieme al pianista Natan Mil’štejn (1903–1992) e alla sorella Regina (1900–1985), che insegnerà successivamente al Conservatorio di Char’kov.
Nel 1925 si reca a specializzarsi a Berlino presso il pianista austriaco Artur Schnabel (1882–1951), e non ritorna più in URSS. In Italia, a Roma, esordisce nel 1926 all’Accademia nazionale di S. Cecilia e nel 1927 al Teatro Augusteo, suonando il Primo concerto per piano e orchestra di Pëtr Čajkovskij e alcune mazurche di Chopin. Dal 1928 al 1936 si esibisce in concerto per tutta Europa, eseguendo opere di Čajkovskij, Rachmaninov, Prokof’ev (sarà il primo ad eseguire le opere di Prokof’ev in America) e del compositore americano Samuel Barber (1910–1981). Ottiene ovunque un successo strabiliante. In Italia suona nel giugno 1932 a Milano, nel febbraio 1933 insieme a Mil’štejn a Roma e Milano.
Nel 1933 sposa la figlia di Arturo Toscanini, Wanda (1907–1998), da cui ha una figlia, Sonja (1934–1975). Il sodalizio con Toscanini produce una significativa trasformazione nel suo operato concertistico: le sue esecuzioni di Brahms o Čajkovskij, dirette da Toscanini, sono capolavori di interpretazione. Tra gli altri concerti italiani si ricordano le esibizioni del dicembre 1934, maggio 1935, aprile e febbraio 1937, agosto 1938.
Dopo la Seconda guerra mondiale alla pratica concertistica pubblica sostituisce quella solitaria delle esecuzioni nelle sale di incisione: incide soprattutto le opere di Muzio Clementi, Domenico Scarlatti, Aleksandr Skrjabin. Dal 1953 al 1965 si dedica anche all’insegnamento. D’improvviso il 9 maggio 1965 a New-York ritorna sul palco della Carnegie Hall: è un trionfo assoluto, di cui scrive la stampa di tutto il mondo. Questa tappa dell’attività concertistica si distingue per l’attenzione al repertorio romantico: a lui si devono alcune memorabili esecuzioni di Clementi e di Scarlatti, affronta di rado autori ricchi di nuances come Debussy, predilige l’arte visionaria di Skriabin, le mazurche e le polacche di Chopin, le opere di Prokof’ev. Avvenimenti memorabili sono stati i due concerti scaligeri del 1986. Nello stesso anno suona anche a Mosca e Leningrado, inaugurando una trionfale tournée che lo porta in America e Giappone.
Fonti archivistiche
ACS. PS. 1926 A16. B. 56. F. Nerovitch Alessandro ed altro.
ACS. PS. 1939 A16. B. 86. F. Milstein Nathan di Miron.
Bibliografia
Plaskin G. Biography of Vladimir Horowitz. New York: William Morrow & Co, 1983.
80 anni di concerti dell’orchestra e del coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia / a cura di P. Fontecedro. Roma: Accademia Nazionale di S. Cecilia, 1988.
Schonberg H.C. Horowitz: His Life and Music. New York: Simon and Schuster, 1992.
Rattalino P. Vladimir Horowitz. Il Mattatore. Varese: Zecchini, 2005.
Alberti A. Vladimir Horowitz. Palermo: L’epos, 2008.
Зильберман Ю. «Горовиц был мне как брат…»: Письма Н. Мильштейна В. Горовицу: от повседневности к творчеству. Киев: Клякса, 2016.
Anna Giust
15 marzo 2021