Figlia di Augusto Massini (o Mazzini), un italiano rifugiatosi in Russia durante le guerre napoleoniche, e di una insegnante tedesca, Caterina Bauer, riceve la formazione tipica di una giovane dell’alta borghesia, pur senza compiere studi regolari a causa dei frequenti spostamenti del padre, funzionario dell’esercito zarista. Dopo l’infanzia passata in Russia, nel 1861 soggiorna in Belgio e poi a Locarno con il padre; dal 1863 è a Milano con la sorella per studiare canto. Qui incontra l’ingegner Giovanni Ravizza, ispettore delle tramvie suburbane, e lo sposa nel 1866, stabilendosi definitivamente nel capoluogo lombardo.
La Milano postrisorgimentale era una città in crescita industriale e in forte espansione demografica, afflitta però da tutti i problemi che questo portava con sé: povertà, emarginazione, disagio sociale. Alessandrina Ravizza si dedica ben presto alla realizzazione di opere assistenziali, diventando una protagonista di quella nuova corrente di filantropia laica, che si differenziava dalla beneficenza perché finalizzata al riscatto materiale della popolazione. Si lega a un gruppo di donne di estrazione borghese che coniugavano vocazione pedagogica e filantropica: ne sono figure di spicco Laura Solera Mantegazza (1813-1873) e Ersilia Bronzini Majno (1859-1933), organizzatrici infaticabili di iniziative umanitarie. L’orientamento di questo gruppo, costituito essenzialmente da donne, è stato definito “femminismo pratico”: la sua attività, che partiva da un’attenta osservazione dei bisogni concreti delle classi popolari, si allargava fino a coinvolgere esponenti della borghesia illuminata, istituzioni private ed enti pubblici, nell’intento non solo di portare aiuto agli strati più disagiati della popolazione, ma anche di trasformare le coscienze per “rigenerare” la società intera, su basi di giustizia ed uguaglianza sociale. Già qualche anno dopo il suo arrivo in Italia Alessandrina Ravizza entra a far parte del Comitato esecutivo dell’Associazione generale di mutuo soccorso per le operaie di Milano, diventa la più attiva collaboratrice di Laura Solera Mantegazza e nel 1870 fonda con lei la prima Scuola professionale femminile in Italia.
Colta, cosmopolita, poliglotta (parlava otto lingue), amante della musica e delle arti, Alessandrina Ravizza dà vita ad un salotto aperto il martedì (sia nella casa di via Solferino 11, sia poi in quella di via Andegari 8), frequentato da scrittori, giornalisti, attrici, docenti universitari, professionisti vicini agli ideali socialisti. Tra gli ospiti del salotto, abituali od occasionali, ci sono gli scrittori Edmondo De Amicis, Sibilla Aleramo, Ada Negri, Giovanni Cena, Gabriele D’Annunzio; le attrici Eleonora Duse e Giacinta Pezzana; l’attivista politico Felice Cavallotti e molti altri. Era un salotto dalla fisionomia particolare, che non aveva caratteristiche esclusivamente politiche, né artistiche, né culturali, essendo comunque i problemi sociali al centro dell’attenzione della padrona di casa: convinta com’era che «l’ignoranza del dolore sociale è spesso una colpa» (Sette anni. P. 5), attraverso questa rete di rapporti Ravizza porta avanti una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica nei confronti delle sue iniziative filantropiche.
Una parte della casa di via Andegari 8 era adibita a pensione: vi capita all’inizio degli anni '90 Serafima Ejgenson, giovane cantante lirica russa senza mezzi che non conosce dell’italiano. I coniugi Ravizza – che non avevano figli – la accolsero, la tennero presso di sé per anni e la trattarono come una figlia; poi, nel 1910, furono gli anziani coniugi a trasferirsi a casa sua a Greco, un sobborgo di Milano, dove trascorsero i loro ultimi anni.
Numerosissime sono le iniziative umanitarie cui Alessandrina Ravizza partecipa con straordinaria dedizione ed energia nel corso di tutta la vita. Tra le più importanti da lei avviate si ricordano: nel 1879 la Cucina per ammalati poveri in via Anfiteatro 16 (che le valse l’appellativo di “contessa del brodo”, datole dagli stessi frequentatori), cui nel 1887 vengono affiancati un Ambulatorio medico e una sala per convalescenti (diretti inizialmente per un breve periodo da Anna Kuliscioff, appena laureatasi in medicina); nel 1901, la Scuola-laboratorio del sifilocomio di via Lanzone 15 (poi in via Pace 9), dotata di biblioteca e sala di lettura, dove le donne ricoverate imparavano un mestiere che poteva consentire loro di togliersi dal marciapiede; la Casa di Lavoro della Società Umanitaria, aperta nell’agosto 1907 e diretta da Ravizza per alcuni anni (era un istituto che aveva il compito di offrire a bisognosi e disoccupati di entrambi i sessi la possibilità di migliorare le proprie condizioni di vita attraverso l’istruzione e il lavoro). Anche nel campo della cultura Alessandrina Ravizza fece delle realizzazioni importanti. Sempre a Milano, nel 1900 fonda l’Università Popolare insieme allo scultore Ettore Ferrari (1845-1929), che ne è stato il primo rettore; D’Annunzio vi tiene il discorso inaugurale. Per trovare fondi per la Casa di lavoro, nel 1911 con la collaborazione di alcuni giovani artisti futuristi (Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo) organizza l'Esposizione d'arte libera, una grande mostra dal formato insolito per l’Italia dell’epoca, non una “vetrina” di artisti famosi, ma una manifestazione che aveva lo scopo di «mostrare che il senso artistico, ritenuto privilegio di pochi, è innato nella natura umana [...] invitiamo perciò quanti intendono affermare qualche cosa di nuovo, lungi cioè da imitazioni e contraffazioni, e coloro che tentano esprimersi diversamente da ciò che è comune e convenzionale» (così scrivevano i promotori nella lettera-invito del gennaio 1911, cit. in La signora dei disperati, p. 76). L’esposizione raccolse oltre 800 opere di circa 400 autori: accanto ad artisti di fama, c’erano illustratori e cartellonisti, ma anche operai (scalpellini e decoratori) e perfino qualche bambino.
Negli ultimi anni della sua vita Ravizza pubblicò racconti ambientati nei bassifondi di Milano, dando prova di una scrittura efficace e toccante. La scomparsa della “donna più popolare di Milano” fu commemorata solennemente al Teatro del Popolo della Società Umanitaria il 21 marzo 1915: presero la parola numerose personalità del mondo della cultura, tra cui l’amica di tutta una vita, la scrittrice e poetessa Ada Negri («L’umanità le fu croce da portare sulle spalle: portò questa croce cantando, con la splendente serenità delle vocazioni altruistiche. (...) “Non c’è nulla di impossibile” era il suo motto»). Qualche anno dopo le fu dedicato un parco nella zona a sudest di Milano, che tuttora porta il suo nome.
Così la ricordava l’amica Sibilla Aleramo, su «L’Unità» dell’1 agosto 1946: “La sua anima aveva un vigore, una tenacia, una passione, un’originalità non inferiori a quelle adoperate da un Michelangelo nel lungo esercizio del proprio genio. (…) Venne subito assalita dalla necessità imperiosa di agire, di non passare oltre: un senso di responsabilità s’era destato nella sua coscienza e non cessò mai più di tormentarla”.
Pubblicazioni
I miei ladruncoli, Milano, Seminagione laica, 1907.
Nota della lavandaia: capo d'anno 1912, Milano, Cooperativa tipografica degli operai, 1912.
Sette anni di vita della casa di lavoro: Memorie inedite, pubblicate per cura della Società Umanitaria. Milano, Coop. Tip. Operai, 1915.
Bibliografia
Negri A. Alessandrina Ravizza, Milano, Società umanitaria fondazione P. M. Loria, 1915.
Stafenda P. Mistici d'oggi, Firenze, Le Monnier, 1925.
Alessandrina Ravizza nel cinquantenario della morte, Firenze, La nuova Italia, 1965.
Scaramuzza E. La santa e la spudorata. Alessandrina Ravizza e Sibilla Aleramo. Amicizia, politica e scrittura, Napoli, Liguori Editore, 2007.
La signora dei disperati. Alessandrina Ravizza e Milano nel centenario della scomparsa, a cura di G. Nuvoli e C.A. Colombo. Milano, Raccolto Edizioni, 2015.
Siti interessanti
http://www.donnediparola.eu/2013/04/02/alessandrina-ravizza-e-la-battaglia-femminista-al-divieto-di-accertamento-di-paternita-per-la-prole-nata-fuori-dal-matrimonio/
http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/alessandrina-massini-ravizza/
https://it.wikisource.org/wiki/Orazioni/Alessandrina_Ravizza
http://www.universitadelledonne.it/donat-ravizza.htm
https://www.milanoattraverso.it/ma-persona/30/alessandrina-ravizza/#toc-un-salotto-illuminato
Daniela Rizzi
23 maggio 2020
La cucina per ammalati poveri di Milano, fondata nel 1879 in Via Anfiteatro.
Copertina delle memorie di Alessandrina Ravizza: Sette anni di vita nella Casa di Lavoro.
Alessandrina Ravizza alla Società umanitaria con i disoccupati.