Russi in Italia

Roma, I russi al Teatro Costanzi e al Teatro Reale dell'Opera (1899-1950)

Laura Piccolo

Una targa marmorea ancora oggi ricorda che il teatro è stato costruito tra il 1879 e il 1880 nel luogo in cui sorgeva il casino rinascimentale degli Strozzi (conosciuto come villino Strozzi), dove dal 1781 al 1783 aveva vissuto Vittorio Alfieri. Con l'intento di costruirvi un teatro, il terreno antistante al villino viene acquistato nel 1876 dal costruttore marchigiano Domenico Costanzi (1810-1898), al quale si deve anche l'edificazione di alcune strutture ricettive della capitale: l'Albergo Roma, l'Hotel de Russie, costruito per incarico dei Torlonia, l'Albergo Costanzi e la Locanda del Quirinale. La zona dell'odierna Stazione Termini (Via Nazionale, Piazza Indipendenza, sino al Viminale, all'Esquilino e al Celio) in dieci anni vede il suo panorama urbano completamente rivoluzionato, anche se ancora privo di diverse infrastrutture tra cui un teatro. Agli albori della rinascita edilizia e demografica della città Costanzi si rivolge all'architetto Achille Sfondrini (1836-1900), i cui progetti e preventivi vengono accolti, seppur dopo accese discussioni, dalla Giunta comunale.
Nella sua iniziativa Costanzi si trova presto in solitudine, abbandonato dall'iniziale socio Giovanni Corti, criticato dalla stampa e ostacolato dal progetto dell'ingegnere Adolfo Lepri, che esplicitamente indicava come inadatta la zona scelta da Costanzi per costruire il teatro della capitale. Il costruttore tuttavia non rinuncia all'impresa ma ne modifica in parte gli obiettivi, mirando ad edificare un grande teatro all'altezza della capitale. La modifica del progetto incrementa vertiginosamente le spese e Costanzi, ancora solo, senza l'appoggio di altri costruttori o nobili romani, si vede costretto a vendere e in parte ipotecare i propri immobili.
Nel 1880 la costruzione è pressoché conclusa: si erge su un'area di 4220 metri quadrati tra via Firenze e via Torino, è in stile cinquecentesco come il Villino Strozzi con cui confina ed è dotato di un palcoscenico, un foyer, una sala finemente decorata con tre file di palchi e una galleria, una sala concerti, un ristorante, una birreria sottostante.
Il teatro viene inaugurato il 27 novembre 1880 alla presenza della famiglia reale con la Semiramide di Rossini. La sala concerti viene invece inaugurata il 28 gennaio 1881. Mentre il teatro conquista presto nel pubblico un solido consenso, controversi restano i rapporti tra Costanzi e l'amministrazione cittadina, alla quale, spinto dai debiti, il costruttore cerca di vendere ripetutamente il teatro ma senza successo. Il 3 ottobre 1898 Costanzi muore senza aver venduto il teatro e realizzato il suo progetto di trasformarlo in Teatro Massimo.
Prosegue la sua opera il figlio Enrico, che stringe negli anni proficui rapporti con l'America del Sud. Dopo la morte di Enrico, nel 1907 la gestione resta in famiglia affidata da Enrico alla moglie Maria Bianchi e alla sorella Maria coadiuvate da Vincenzo Morichini. Nel 1908 il teatro è di nuovo messo in vendita dalle eredi, che riescono dove l'ideatore dell'impresa aveva fallito.
Nel frattempo l'impresario teatrale Walter Mocchi, che aveva dato vita alla Stia (Società Teatrale Italo-Argentina) e poi alla Stin (Società teatrale internazionale), acquista nel 1908 il teatro (tra gli acquirenti il Conte di Sanmartino, Lorenzo Sonzogno, Giovanni Bortini e lo stesso Walter Mocchi), per affiancarne le attività a quelle del Teatro Regio di Torino, del Teatro Carlo Felice di Genova, del Teatro Regio di Parma e del Teatro Petruzzelli di Bari.

Ermete Zacconi

La presenza in cartellone di opere liriche e teatrali russe è testimoniata a partire dal 1899, con due riduzioni messe in scena dalla compagnia di Ermete Zacconi, che conta tra i suoi attori Emma Grammatica: La potenza delle tenebre (1 marzo) di Lev Tolstoj e Pane altrui (3 marzo) di Ivan Turgenev, riproposti in cartellone periodicamente anche negli anni seguenti. Per assistere ad una nuova rappresentazione russa occorrerà aspettare quattro anni: il 15 ottobre 1904 va in scena L'Albergo dei Poveri di Maksim Gor'kij nella traduzione di Cesare Castelli, già proposto a Parigi con Eleonora Duse. Tra gli interpreti figura Lida Borelli nel ruolo di Nataša.
Per quanto riguarda la lirica, la presenza russa si traduce essenzialmente nelle esibizioni di alcuni interpreti, come Salomea Kruscenicki (Salomeja Kruščel'nickaja), esordiente della stagione 1904-1905, che registra un clamoroso successo a partire dalla stagione 1908-1909 nella Walkiria di Wagner e nella Madama Butterfly di Puccini.
Nel 1911 il Costanzi ospita la famosa tournée dei Ballets Russes di Sergej Djagilev, organizzata nell'ambito dei festeggiamenti per il Cinquantenario del Regno d'Italia. Il teatro offre in questa occasione un grandioso florilegio d'arte russa: dalla coreografia di Michail Fokin all'interpretazione di Vaclav Nižinskij, Tamara Karsavina e Bronislava Nižinskaja (in questa occasione Djagilev giunge in Italia con la compagnia al completo, circa novanta elementi), dalle scenografie ai costumi di Lev Bakst e Nikolaj Rerich e soprattutto alla musica russa, fino a quel momento assente dai palinsesti del Costanzi. Da segnalare durante le manifestazioni: la serata dei Ballets Russes del 10 aprile, in cui Igor' Stravinskij in persona esegue un brano di Žar-ptica (Uccello di fuoco) e presenta al pubblico Feu d'artifice; la mostra della collezione di quadri di Leonid Mjasin nel foyer del teatro: tele e disegni di Michail Larionov, Natal'ja Gončarova, Lev Bakst, Giacomo Balla, Fortunato Depero, Pablo Picasso, George Braque e molti altri.
Dopo un breve interregno Zanini-Sonzogno, nel 1912 il teatro passa alla Teatral di Mocchi, divenuta intanto Impresa Costanzi e gestita da Emma Carelli, cantante e moglie di Mocchi che si occuperà del teatro sino al 1926, quando verrà acquistato dal Governatorato di Roma.
Tra la tournée dei Ballets Russes del 1911 e quella del 1917 sporadiche sono le presenze russe. Ancora donne animano la stagione lirica come Elena Rakovska (Elena Ruzkovskaja), futura moglie di Tullio Serafin, Marija Vroblenskaja e Xenia de Begicheff (Ksenija Sejdeler Ivanova). Il 26 dicembre 1915 ha luogo la prima romana di Boris Godunov, con la direzione di Edoardo Vitale e le coreografie di Enrico Cecchetti. Ad eccezione della maestosa opera di Modest Musorgskij, la musica russa trova scarsa ospitalità sulla scena romana, se non nell'armonica sintesi djagileviana che si ripete ancora nelle tournées del 1917 e 1920-1921.
È sempre la danza ad offrire nuove rappresentazioni russe con la tournée dei Balli Russi Leonidoff della danzatrice Ileana Leonidoff (Elena Pisarevskaja) – già protagonista delle danze della Carmen nel 1919 – a partire dal novembre 1920 che si insinua tra le esibizioni dei Ballets Russes di Djagilev di primavera e quelli dell'inverno 1920-1921. Se si esula dal campo coreutico, nella prima metà degli anni Venti si registrano le riprese di Boris Godunov (1921, 1924) e di Pane altrui (1924), ancora proposta dalla Compagnia Zacconi, e una novità Anna Karenina di Edmond Guiraud su musica di Igino Robbiani (prima il 6 maggio 1924). Per le stagioni 1922-1924 si segnala la presenza di singoli interpreti come il baritono Nikolaj Mel'nikov, impegnato in diverse rappresentazioni tra cui La fanciulla del West di Puccini (dicembre 1922), Sigfrido (dicembre 1922) e Il crepuscolo degli dei di Wagner (febbraio 1924).
Le novità fondamentali giungono ancora dalla danza con l'ingaggio della danzatrice e coreografa Julija Sedova e del suo corpo di ballo dalla stagione lirica del 1924 sino alla chiusura per restauro del teatro: oltre alla creazione di coreografie per opere liriche, Sedova è protagonista e ideatrice di due balletti Passo a due (15 febbraio 1925) su musica di Čajkovskij con Michail Fedorov e Le Silfidi (26 febbraio). Tra le coreografie da lei curate si ricorda Kovanščina di Musorgskij del 27 marzo 1925 (la prima italiana era stata alla Scala il 1° marzo dello stesso anno), la cui novità era la presenza di interpreti russi: la direzione scenica affidata a Aleksandr Sibirjakov, tra i protagonisti Evgenij Zdanovskij (Il principe Ivan) e Aleksandr Veselovskij (Il principe Andrea, il principe Vasilij). Il 13 novembre 1926 per la prosa la compagnia drammatica Melato-Betrone presenta Anfissa di Leonid Andreev.


Julija Sedova nel balletto La figlia del faraone di Cesare Pugni
ru.wikipedia.org/wiki/Пуни,_Цезарь

Conclusa la gestione Mocchi-Carelli nel 1926 il teatro viene acquistato dalle autorità capitoline che avviano una vasta opera di restauro, servendosi dell'esperienza dell'architetto Marcello Piacentini. Nell'ottica del Governatorato di Roma e del governo, il Costanzi doveva diventare un centro internazionale dell'arte e della musica e includere al suo interno una serie di scuole volte alla formazione di danzatori – il teatro era ancora sprovvisto di un proprio corpo di ballo – di cantanti e scenografi. I lavori di restauro si protraggono per più di un anno. Nel frattempo, nel novembre 1927 apre i battenti la scuola di danza del teatro la cui direzione è affidata a Ileana Leonidoff. Oltre alle classi femminili da lei guidate, la danzatrice e coreografa apre quelle maschili che affida alla cura del suo partner Dmitrij Rostoff (Dmitrij Kul'čickij). La scuola da un lato deve formare i giovani, dall'altra con un corso intensivo dar vita a quel corpo di ballo del teatro sino ad allora inesistente. Il debutto degli allievi della scuola avviene alla prima del Nerone di Boito il 25 febbraio 1928, quando alla presenza dei giornalisti e delle più alte cariche dello stato, tra cui Mussolini – l'inaugurazione avviene invece il 27 febbraio alla presenza del pubblico e dei sovrani – viene riaperto il teatro con il nuovo nome: Teatro Reale dell'Opera.
Oltre alle esibizioni e coreografie di Ileana Leonidoff e Dmitrij Rostoff, (tra cui Casanova a Venezia di Pick Mangiagalli e il Castello nel Bosco di Franco Casavola), il teatro per questa prima stagione presenta il 7 aprile la prima italiana dell'Usignolo di Igor' Stravinskij (con la cura della versione italiana di Rinaldo Küfferle); nella stessa serata va in scena anche il primo balletto di Leonidoff, La Giara di Alfredo Casella. A chiusura della stagione lirica, il Teatro Reale dell'Opera ospita dal 2 all'8 maggio l'ultima tappa dell'unica tournée italiana di Anna Pavlova.
Due sono gli eventi che caratterizzano la stagione 1928-1929: la messinscena di Resurrezione di Franco Alfano (con Florica Crisoforeanu nel ruolo di Katjuša e le scenografie di Nikolaj Benua) e di Boris Godunov il 18 aprile 1929, con la partecipazione di Fedor Šaljapin, per la prima volta sulla scena romana. Alla stagione 1930-1931 appartiene invece la prima italiana Sadko (24 febbraio 1931) di N. Rimskij-Korsakov, per la regia di Aleksandr Sanin che registra un notevole successo. Insieme a Benua, il regista russo dirige diverse rappresentazioni nelle stagioni 1929-1931, tra cui Il Gobbo del califfo e I Pagliacci di Leoncavallo (4 maggio 1929). Dalla stagione del 1929 data la presenza sul palcoscenico romano del mezzosoprano Angelika Kravčenko nella Valkiria di Wagner (28 dicembre), che verrà ripresa più volte sino al 1942.
Al 1931 risale l'apertura della Scuola di canto del teatro (e all'anno seguente l'inaugurazione del Reparto scenografico) con la selezione di 15 allievi provenienti da tutto il mondo guidati dal maestro Antonio Fugazzola, ma anche la fine del rapporto tra Ileana Leonidoff e il Governatorato di Roma. Al suo posto viene chiamato Nicola Guerra, emblema della tradizione italiana. Ma le lacune degli allievi, incapaci con la poca preparazione acquisita di formare un corpo di ballo professionale, si avverte anche nel corso di questa gestione. Negativi sono i giudizi della critica per il Petruška di Stravinskij (2 febbraio 1933) con le scenografie di Benua, la coreografia di Pavel Petrov e l'interpretazione di Ettore Caorsi, Bianca Gallizia, Pavel Petrov e Marija Dusse.
Oltre ad alcune riedizioni (come Resurrezione o Sadko, quest'ultima il 27 gennaio 1932 con le scenografie originali di Aleksandr Benua riproposte dal figlio Nikolaj), le opere dei compositori russi o di tematica russa scompaiono dai palinsesti almeno sino al 30 gennaio 1937, quando viene ripreso Boris Godunov con la coreografia di Boris Romanov. Chiamato a dirigere il settore coreografico del teatro, il noto danzatore russo contribuisce sensibilmente a colmare le lacune tecniche e interpretative del corpo di ballo, anticipando in parte la grande opera di Aurel Miloss. Le attività della scuola di danza vengono inoltre separate dalla gestione artistica del corpo di ballo: la prima va sotto la direzione di Ettore Caorsi e Marija Dusse, mentre coreografo resta Boris Romanov. Tra le danzatrici del corpo di ballo figura anche Natal'ja Zveiberg. Il saggio degli allievi del giugno 1933 mostra notevoli progressi rispetto alle precedenti gestioni.
Al silenzio della lirica risponde ancora la scenografia di Benua e soprattutto la danza il 20 febbraio 1937 con Danze classiche di Jia Ruskaja e le allieve della sua scuola milanese e il 14 dicembre 1937 con un suntuoso Lago dei cigni nella versione di Romanov e nella interpretazione di Anatolij Obuchov.
Per la stagione 1934-1935 viene chiamato alla direzione artistica il maestro Tullio Serafin nell'ambito della nuova gestione del Comitato guidato da Francesco Dentice d'Accadia. Tra il 1937 e il 1938 iniziano le stagioni estive alle terme di Caracalla e  nel 1939 le strade della Scuola di danza e quelle del corpo di ballo si dividono: le lezioni vengono trasferite in via Ozieri.
L'arrivo di Miloss nel 1938 rievoca alcuni momenti del percorso coreutico dei Ballets Russes: Il cappello a tre punte (dicembre 1938), La bottega fantastica (marzo 1939), Le donne di buonumore (dicembre 1939), Il gallo d'oro (febbraio 1940), Petruška (aprile 1940), La sagra della primavera (prima italiana marzo 1941).
Degni di nota sono il Boris Godunov del 7 febbraio 1942 con la scenografia di Benua e l'interpretazione di Aleksandr Veselovskij, Evgenij Zdanovskij e Andželika Kravčenko; la prima italiana di Mavra, soggetto puškiniano di Boris Kochno su musica di Stravinskij il 7 marzo 1942 con i costumi di Georgij Abchazi; la prima italiana del Figliuol prodigo, musica di Sergej Prokof'ev. Ancora una volta la presenza russa si afferma nella danza con il repertorio djagileviano reinterpretato da Milloss, mentre la lirica è confinata a sporadiche apparizioni (ancora Kovanščina nel gennaio 1943, Rossignol nel marzo 1943, Boris Godunov nel febbraio 1947 e nel marzo 1949).
Per altre novità russe occorrerà aspettare il dopoguerra, quando lo storico teatro con l'avvento della repubblica diventa Teatro dell'Opera.

Nell'immagine in alto l'interno del Teatro Costanzi in una litografia del 1900.

Scheda aggiornata al 10 giugno 2020


Manifesto di una Grande serata futurista del 1913 al Teatro Costanzi



Il teatro Costanzi-nel progetto di Sfrondini, 1880



Manifesto della rappresentazione di Kovancina il 9 aprile 1926



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