Figlio del rivoluzionario e filosofo Michail Bakunin e di Antonina Kwjatkowskaja (intorno al 1840–1887), di origini polacche, tracorre l’infanzia a Ginevra, dove la sua famiglia è riuscita a fuggire dall’esilio in Siberia. Il padre muore a Berna nel 1876 e Carlo si trasferisce a Napoli con la madre e le sorelle Maria e Sofia. Qui vivono con il noto avvocato socialista Carlo Gambuzzi (1837–1902), il quale nel 1879 sposa Antonina Kwjatkowska. I due si erano conosciuti negli anni 1865-1867, periodo in cui Antonina visse a Napoli, e Gambuzzi è il padre naturale dei tre figli di lei.
Dal 1884 al 1887, Bakunin si trova nel Corno d’Africa, dove sebbene giovanissimo tenta un’avventura commerciale di import-export ad Assab, in Eritrea. In seguito, stando alle dichiarazioni presenti in un suo memoriale, vive in Russia per sette anni (Colella 2021, 66-67).
Nel 1893, tuttavia, alle autorità italiane risulta risiedere a Sassari; acquista a Bosa la prestigiosa tenuta Il latifondo di Minerva, dove risiede fino al 1904 con la famiglia: Maria Canetto (nata a Bosa il 7.2.1869), figlia di un noto e ricco avvocato, sposata nel 1894, e i tre figli: Giovannangela (Roma, 14.8.1896 – Napoli, 26.1.1975), Michele (Roma, 27.2.1899 – ?) e Luigi (Sassari, 12.12.1900 – Cordova (Argentina) 8.3.1940); un’altra figlia, Luigia, muore a Roma a pochi giorni dalla nascita.
Secondo la polizia francese, Bakunin dilapida il patrimonio della moglie al gioco d’azzardo; alla fine del secolo si era recato in Russia nei possedimenti dei Bakunin a Prjamuchino, per ottenere qualcosa in eredità, ma era ritornato in Italia a mani vuote. Nel 1904 la villa di Bosa è sequestrata e venduta all’asta; la famiglia si trasferisce a Roma, in via Condotti, ma dopo poco Bakunin abbandona moglie e figli per fuggire a Nizza, dove finge di suicidarsi. Assediato dai creditori, subisce una serie di processi per falso e truffa sia in Italia che in Francia. Nel 1909 si risposa con la cittadina francese Clémentine-Hélene Simon, vedova Lamonnier (nata a St. Servan il 7.9.1867), con la quale vive ad Annemasse, in Savoia, fino alla Prima guerra mondiale, quando per sospetto spionaggio a favore degli Imperi Centrali, è espulso dai territori francesi e italiani (dalle autorità italiane e francesi è schedato come l’anarchico Carlo Saverio Bakounine, poi come pubblicista sovversivo secondo la circolare ministeriale del marzo 1921).
Nel giugno 1916 si stabilisce a Ginevra, dove organizza l’ufficio di collocamento “Usines de France”, ma l’agenzia è sospettata di reclutare operai da inviare come spie in Francia, il suo socio è arrestato. Fino al 1920 non riesce ad ottenere dalle autorità italiane il visto per andare a trovare i figli residenti a Napoli (Michele e Luigi sono ufficiali dell’esercito italiano). Munito di passaporto Nansen, riesce a venire in Italia per brevi soggiorni negli anni successivi (1921, 1924, 1927, 1928, 1931, 1932); l’ultimo documento sul suo conto, conservato negli archivi italiani, risale al 1932 (si accenna ad un terzo matrimonio, che secondo altre fonti corrisponde al nome di Marie Louise Saillen).
Fonti archivistiche
ACS. PS. UCI. B. 62. F. 1564 Bakounine Carlo.
ACS. PS. A4. B. 42. Bakounine Carlo.
Bibliografia
Дёмин В.Н. Бакунин. М.: Молодая гвардия, 2006.
Colella C., Marussia Bakunin: una rilettura aggiornata della vita e della carriera, in Atti dell’Accademia Pontaniana. Vol. LXIII (2014), Napoli: Giannini editore, 2015, pp. 123–165.