Russi in Italia

Napoli, Stazione Zoologica “Anton Dohrn”

Giuseppina Giuliano

Via Caracciolo, Villa Comunale
80121 Napoli
tel. 081.583.3274 - fax: 081.764.13.55
e-mail: stazione.zoologica@szn.it
sito ufficiale: http://www.szn.it/

La Stazione Zoologica viene fondata nel 1872 dallo studioso tedesco Anton Dohrn (1840-1909) sul lungomare Caracciolo di Napoli all'interno dell'allora Villa Reale. Anton Dohrn sceglie l'Italia e Napoli per realizzare il progetto di una Stazione Zoologica, ritenendo le caratteristiche del golfo partenopeo, la sua posizione, la fauna marina rispondenti alle sue esigenze. Lo studioso concepisce fin da subito l'istituto come una fucina di scienziati provenienti da tutta Europa; l'apertura ufficiale avviene l'anno successivo, quando fanno la loro comparsa anche i primi studiosi stranieri. Di anno in anno numerosi scienziati, a volte anche scienziate, avevano la possibilità di usufruire a pagamento di un "tavolo di lavoro", cioè una postazione di ricerca fornita di tutta la strumentazione necessaria per un periodo di tempo a loro discrezione. L'accordo con Anton Dohrn veniva concluso tramite le istituzioni governative del paese di provenienza, che provvedevano a finanziare la ricerca, o più raramente per via privata.
Nel 1874 Anton Dohrn sposa Marija Egorovna Baranovskaja, figlia di un Consigliere di Stato dalle simpatie liberali, uomo politico di origini russo-polacche. Conosciutala nel 1868 a Messina, la rincontra a Napoli, dove si era stabilita con la famiglia. Insieme ai quattro figli, Boguslaw (1875-1960), Wolfgang (1878-1914), Harald (1885-1945) e Reinhard (o Rinaldo, 1880-1962), i coniugi Dohrn vivono inizialmente nella Reggia di Portici, poi a Palazzo Torlonia, finché Anton decide di costruire una casa a Napoli in via Crispi, nel rione Amedeo. Come si intuisce dallo scambio epistolare tra Anton e Marija degli anni 1877-78, lo studioso sognava anche di costruire una villa a Posillipo che avrebbe preso il nome di "Villa Baranowska", ma il progetto non fu realizzato.
Dohrn in persona si occupava di intrattenere gli scienziati, spesso accompagnati dai familiari, con concerti, thè, gite ed escursioni a Capri, Ischia e le località più amene della Costiera Amalfitana e Sorrentina. Tra le famiglie degli studiosi che frequentavano casa Dohrn ricordiamo quella di Viktor Andreevič Fausek (1861-1911) e sua moglie Julija Ivanovna.
La famiglia russo-tedesca Dohrn, oltre ad accogliere i numerosi studiosi alla Stazione Zoologica, usa anche la propria abitazione come luogo di ritrovo dei russi residenti o di passaggio per Napoli. In casa Dohrn cresce il figlio del giornalista e scrittore Nikolaj Nikolaevič Firsov (1839-1917?), emigrato a Napoli nel 1882. Il piccolo Andrej, chiamato familiarmente Ben, viene accolto in casa da Anton Dohrn e Marija Baranovskaja in seguito a una grave malattia che costringe il padre in ospedale per oltre un anno. Una volta dimesso, Nikolaj Firsov stesso vive per un breve periodo in casa degli amici; per ricambiare il favore traduce dal russo documenti e articoli, scrivendo su riviste e giornali italiani e russi articoli sulla Stazione Zoologica.
Anche la cassiera dell'Acquario annesso alla Stazione era russa: Sof'ja Michajlovna Butkevič (1830 ca.-1882), nata Aničkova, autrice del libro per bambini Dnevnik devočki, pubblicato sotto lo pseudonimo di S. Butaševskaja nel 1862 a Pietroburgo con un'introduzione di Ivan Turgenev. Trasferitasi in Italia e trovandosi in ristrettezze economiche, era stata assunta dai Dohrn, ai quali spesso venivano raccomandati russi bisognosi di denaro e occupazione.
Marija Baranovskaja è in contatto non solo con la colonia russa di Napoli, ma anche con rappresentanti dell'emigrazione russa di tutta Italia come la principessa Nadine Helbig, sposata all'archeologo tedesco Wolfgang Helbig.
Nel 1906 i Dohrn iniziano la costruzione di una villa a Ischia, nota anche come "Villa Acquario", in zona Castello di S. Pietro, che diventerà presto luogo di ritrovo degli ospiti russi della famiglia.
Alla morte di Anton Dohrn, avvenuta il 26 settembre 1909, la direzione della Stazione passa al figlio Reinhard, unico dei quattro fratelli a continuare l'attività del padre sia come studioso che come ospite degli studiosi russi. Reinhard, che conosce anche la lingua russa e soggiorna in Russia varie volte, sposa nel novembre 1913 la giovane discendente di una ricca famiglia, Tat'jana Živago, da cui avrà 3 figli.
Con lo scoppio della Prima guerra mondiale e l'entrata in guerra dell'Italia contro la Germania i tedeschi residenti in Italia sono costretti a lasciare il nostro paese e i loro beni vengono nazionalizzati. La stessa sorte tocca ai Dohrn e agli assistenti che lavoravano alla Stazione. Reinhard e Tat'jana partono per Zurigo e le autorità italiane confiscano loro la casa di via Crispi, la villa a Ischia e la Stazione stessa. Fanno ritorno a Napoli nel 1921, ma solo nel 1924 Reinhard, a conclusione di una causa civile intentata contro il Comune di Napoli, riottiene la casa in via Crispi rinunciando invece a "Villa Acquario" e alla Stazione Zoologica, di cui perde definitivamente il possesso ma di cui diviene direttore a vita (gli succederà poi il figlio Peter).
Grazie alla tenace volontà di Reinhard, tuttavia, si instaurano intensi rapporti scientifici con il neonato governo sovietico, cosicché i russi tornano a fare le loro ricerche a Napoli fino al 1934, sebbene già dal 1929 l'inasprimento dei rapporti con il regime fascista renda sempre più difficoltoso lo scambio culturale tra URSS e Italia.
Negli anni Venti la Stazione Zoologica e la casa di Reinhard e Tat'jana sono luogo di incontro dei russi di Napoli, esattamente come era stato ai tempi di Anton Dohrn e Marija Baranovskaja. In particolare la casa di Ischia è il luogo ideale di svago e riposo per i numerosi ospiti. In quello stesso periodo si stabiliscono in Italia facendo richiesta di certificato d'identità Ekaterina Vasil'evna Sabašnikova (1859-1932), che aveva sposato lo zio di Marija Baranovskaja, Aleksandr Ivanovič, e la figlia di questi Serafima Baranovskaja. Madre e figlia si trovano in Italia già prima della guerra, ma per le vicende belliche sono costrette a fare ritorno in Russia per venire di nuovo a Napoli una volta tornati Reinhard e Tat'jana. Allo stesso modo anche alcuni membri della famiglia Živago, approfittando della parentela, riescono ad ottenere i visti per l'Italia.
Tat'jana, artista delicata e padrona di casa attenta, si mostra sensibile al destino dei connazionali che si rifugiano a Napoli in seguito alla rivoluzione e alla guerra civile. Grazie alle sue iniziative benefiche, la famiglia Dohrn continua ad essere una grande risorsa per i profughi russi almeno fino al 1943, quando la casa di via Crispi viene colpita dai bombardamenti aerei e vi perdono la vita alcuni ospiti, come l'archeologa Ol'ga Ivancova e Serafima Baranovskaja.


Fonti Archivistiche
Archivio Centrale dello Stato, Roma, Ministero dell'Interno, Direzione generale della Pubblica sicurezza, Affari generali e riservati, 1927 A16, b. 51, f. Baranovsky Serafina fu Alessandro.
Archivio Centrale dello Stato, Roma, Ministero dell'Interno, Direzione generale della Pubblica sicurezza, Affari generali e riservati, 1927, A16, b. 96, f. Sabachnikow Caterina fu Basilio.
Archivio Storico della Stazione Zoologica di Napoli "Anton Dohrn" (Corrispondenza tra Anton Dohrn e Marija Baranovskaja).


Bibliografia
N. N. Firsov (L. Ruskin), Pamjati Antona Dorna, osnovatelja neapolitanskoj zoologičeskoj stancii, "Russkaja mysl'", 1910, n. 10, pp. 133-140.
Russian Scientists at the Naples Zoological Station. 1874-1934, ed. by S. I. Fokin and C. Groeben, Napoli, Giannini Editore, 2008.
C. Groeben, voce Reinhard Dohrn, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 40, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 1991, pp. 382-384.
M. Talalaj, Rossijskij nekropol' v Neapole, Venecii i San-Remo, in "Russko-ital'janskij archiv II - Archivio italo-russo II", a cura di D. Rizzi e A. Shishkin, Salerno 2002.
S. I. Fokin (pri uč. N. V. Slepkovoj, A. V. Smirnova, M. G. Talalaja i dr.), Russkie učenye v Neapole, Sankte-Peterburg, Aleteja, 2006.

Scheda aggiornata il 7 luglio 2020



Anton Dohrn in un disegno di fine secolo


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