La collezione di cartoline di Alberto Sandretti comprende oltre dieci mila cartoline illustrate del XIX, XX e XXI secolo, la maggior parte risalente al periodo sovietico. La collezione è frutto di una decennale attività di raccolta svolta da Sandretti in Unione Sovietica e in Russia nei negozi dei musei, nelle botteghe di antiquariato e nei mercatini dell’usato. Essendo composta da pezzi di diversa provenienza, la raccolta consta di cartoline sia intonse, e tuttora in ottimo stato di conservazione, sia spedite per mezzo postale, quindi corredate di francobollo, timbro e iscrizioni al verso.
La prima sezione studiata e presentata in questa sede è composta da 3139 cartoline, le cui illustrazioni riportano come soggetto riproduzioni di opere d’arte, soprattutto pittura, quindi anche grafica, scultura, fotografia e disegni. La sezione è cronologicamente composta da due gruppi, il primo con opere realizzate nella Russia zarista (748 pezzi) - comprendente anche cartoline stampate dopo il 1917 ma con riproduzioni di opere pre-rivoluzionarie - il secondo, più cospicuo, con opere d’epoca sovietica (2391 pezzi).
Le cartoline risalenti alla Russia zarista riportano in buona parte riproduzioni di noti dipinti del Settecento, Ottocento e del primo Novecento russo (e in minima parte di altre scuole nazionali). Qui la cartolina svolge essenzialmente un ruolo divulgativo dei tesori dell'arte, allora spesso conservati in mano privata, rendendoli accessibili al grande pubblico, nella prospettiva di creare una sorta di museo nazionale diffuso. A questo genere di cartolina, collegabile alla diffusione del turismo in Russia tra Ottocento e Novecento, si aggiungono cartoline recanti bozzetti teatrali e alcune serie illustrate di carattere vedutistico oppure etnografico, come, ad esempio, i "tipi nazionali" incentrati sulla vita e i costumi delle popolazioni annesse all'Impero russo. Qui la cartolina svolge un'importante funzione come mezzo sia di comunicazione, essendo spesso utilizzata come mezzo postale, sia di divulgazione delle ricchezze e della vastità dell'Impero russo.
In epoca sovietica, la cartolina assolve in primo luogo una funzione di grande rilevanza ideologica. Nella pittura del realismo socialista, la priorità di un'opera d'arte risiedeva non tanto nel pezzo unico, originale e autoriale, quanto nel suo potenziale riproduttivo e divulgativo. La maggior parte dei dipinti realizzati in Unione Sovietica su commissione statale e su soggetti definiti di volta in volta, dopo un'effimera esistenza di esposizioni e premi statali, finivano nei depositi del Ministero della Cultura, per riaffiorarne solo in rari casi. La loro memoria veniva così preservata nel formato della cartolina, tirata in decine o centinaia di migliaia di esemplari e distribuita in maniera capillare in tutto il paese. Grazie al formato tascabile, al prezzo ridotto e alla facile reperibilità, la cartolina illustrata conosce così grande popolarità e diffusione. I generi maggiormente riprodotti sono la pittura storica, con una netta preferenza per i soggetti militari, la ritrattistica, consacrata ai leader socialisti e ai cittadini sovietici, sia emeriti che comuni, e infine la pittura di genere, di carattere narrativo ed edificante.
Una buona parte delle opere riprodotte nelle cartoline della collezione Sandretti oggi risulta dispersa. La collocazione delle opere fornita in questa sede si riferisce ai dati indicati al verso della cartolina (insieme ai restanti dati tecnici dell'opera), riportati quindi al momento della stampa e spesso non più attuali. Oggi queste opere d'arte risultano fruibili solo come riproduzioni nel formato della cartolina illustrata, che quindi ricopre un importante significato non soltanto come oggetto di valore artistico e collezionistico ma anche come documento visivo dell’arte russa e sovietica del XIX e XX secolo.
Il progetto di ricerca è stato condotto presso il Centro Studi sulle Arti della Russia - CSAR dell'Università Ca' Foscari Venezia, come parte integrante del Laboratorio sulla Collezione d'arte russa di Alberto Sandretti. Si ringraziano Silvia Burini, direttore del centro CSAR, per aver sostenuto il progetto fin dall'inizio, e Giovanna Ginex per la consulenza scientifica fornita.
All'inventariazione, digitalizzazione, trascrizione e traduzione dei dati hanno collaborato Maria Gattari, Ilaria Grando, Sara Mazzoni, Elena Poli e Ilaria Sicari.